Castello di Bracciano. Affresco attribuito ad Antoniazzo Romano e collaboratori.

…facciamoci a salire una cordonata a mattoni, diposti a spina di pesce, la quale ci mensa sotto un alto e spazioso arco, la cui volta è ornata di rosoni dipinti: ed un grandioso affresco, lungo 11 metri, alto 3,95 ne occupa tutta la parete destra. È da avvertire, che prima dei recenti lavori, ideati dal principe proprietario, questo arco era ridotto a sala interna, con cappella, decorata al tempo in cui i Torlonia tennero il castello.
L’affresco venne strappato dalla parete originaria nel 1964, posto su tela e appeso nella sala dei Cesari per preservarlo dalle intemperie.

Sono raffigurati due momenti importanti della vita di Gentil Virginio Orsini: sul lato destro è l’incontro con Piero de’ Medici e sul lato sinistro la cavalcata cerimoniale.
Nel mese di novembre 1487 Piero de’ Medici insieme alla madre Clarice (degli Orsini di Monterotondo e moglie di Lorenzo il Magnifico) per condurre la sorella Maddalena in sposa a Franceschetto Cybo (figlio di papa Innocenzo VIII). L’incontro con Gentil Viriginio è rappresentato tra personaggi membri dei rispettivi seguiti verosimilmente in origine riconoscibili nella fisionomia. Sullo sfondo una facciata o arco di trionfo non identificato.

Affresco. Particolare.

Affresco. Particolare.

La cavalcata cerimoniale dovette avvenire il 27 ottobre 1489, quando Gentil Virginio prese possesso del supremo comando delle milizie aragonesi. Egli è su cavallo bianco, indossa la collana d’oro dell’ordine dell’ermellino e impugna la mazza ferrata di capitano generale. Segue una lunga fila di cavalieri e fanti, i personaggi in primo piano dovevano avere le sembianze reali poi manomesse dai vari interventi di “restauro” avvenuti nel tempo. Sullo sfondo paesaggistico vi sono rocche e castelli di proprietà Orsini: sopra Gentil Virginio si vede il castello di Bracciano su un’altura rocciosa, a sinistra il lago di Bracciano, Anguillara Sabazia con elevate torri e Trevignano Romano del quale vediamo delle navi ormeggiate in un porticciolo nell’insenatura tra l’altura di Montecchio e il promontorio della rocca. Altre strutture poco visibili sono di difficile interpretazione.

Affresco attribuito ad Antoniazzo Romano e collaboratori, fine XV secolo.

Affresco attribuito ad Antoniazzo Romano e collaboratori, fine XV secolo.

Arco ove era collocato l'affresco fino al 1964.

Arco ove era collocato l’affresco fino al 1964.

Il fatto che fosse originariamente su una parete esterna della corte del castello è un’errata convinzione: lo spazioso arco appare come una sorta di ampia galleria con le estremità aperte, ma in origine era una sala chiusa e la scalinata con mattoni a spina di pesce non esisteva. L. Borsari attribuì l’affresco ad Antoniazzo Romano sulla base di una lettera che il pittore scrisse a Gentil Virginio nella quale egli menziona due opere da realizzare, una sotto un arco, probabilmente all’aperto, l’altra all’interno di una sala. Sulla base di questa documentazione lo studioso ha collegato la lettera all’affresco che a lui appariva essere sotto un arco:
Signor mio Ill.mo,
A questi di passati Maestro Francesco me venne ad trovare et mi disse che era tornato da Venetia perchè haveva comprato tutti quelli colori li haveva imposto la vostra Illustris.ma S. dovessi comprar. Et me sollecitava grandemente devessi venir ad incomenzare el lavoro. Io li risposi che era paratissimo: et che on desiderava altro nocte et dì si non de venire ad servire la vostra Illustris.ma S. Si che pertanto adviso quella si voglia dignare de far fare un ponte allarco et un altro in nella sala che tenga tutta una faccia della sala. Perchè impedendomi li fredi et giacci grandissimi che sonno adesso, la colla et l’opera che io fecessi in nello arco se veneria ad giacciar. Et la vostra Ill.ma Signoria non veneria ad esser ben servita da me. Per la qual cosa io ho deliberato quando seranno li giacci de lavorar et dipinger in nella sala: et quando serranno li tempi dolci et che la colla non se possa venir ad giacciar de lavorare in esso arco et dipinger più presto larco che la sala concedendome questo el tempo. Aduncha donde che la S.V. Ill.ma ha inteso el bisogno, prego quella se degni de far spacciar li ponti in essi lochi de sopra nominati quanto più presto meglio, et facti che serranno questi se degni farmescrivere una piccola letteruza, overo de mandarme un piccolo messo et subito io me ne venerò colla mia turba de lavoranti, perchè non essendo facti li ponti tutti li miei lavoranti che io menassi con mi veneriamo a perder tempo,et ad me incurreria non piccolo danno. Non altro. Si non che mi ricommando alla vostra Illustriss.ma S. la quale conservi sempre Idio in prospero et felice stato. Vale. Rome die prima mensis Januarii 1491.
Voster humillimus servus
Antonatius Pictor.

Negli anni ‘980 Anna Cavallaro studiò le figure e attribuì l’opera ai collaboratori di Antoniazzo Romano su progetto di Francesco di Giorgio Martini.
Non sappiamo quando esattamente l’arco sia stato aperto.
Ad ogni modo, il dispositvo di ingresso e il sistema di circolazione nel castello fino alla metà del XVI secolo era totalmente diverso rispetto a quello attuale: si accedeva al primo livello dell’ala nord per mezzo di una scala a chiocciola posta nelle armerie sul lato sinistro dell’entrata, ora rimane solo un vano cilindrico.

Pianta castello, prima metà XVI secolo.

Pianta castello, prima metà XVI secolo.

Pianta castello, prima metà XIX secolo.

Pianta castello, prima metà XIX secolo.

Pianta castello, fine XIX secolo (più o meno corrisponde all'attuale).

Pianta castello, fine XIX secolo (più o meno corrisponde all’attuale).

RIFERIMENTI e bibliografia relativa:
Aa. Vv.
1981 Il ‘400 a Roma e nel Lazio. Bracciano e gli Orsini. Tramonto di un progetto feudale, Roma.
Borsari, L. – Ojetti, R.
1895    Il Castello di Bracciano. Guida Storico-Artistica, Roma.
Cavallaro, A.
Antoniazzo Romano e gli antoniazzeschi, Udine.

Autrice: Elena Felluca

ultima modifica: 28 dicembre 2013

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