Castello di Bracciano. Gli affreschi attribuiti a Taddeo e Federico Zuccari

Castello di Bracciano

Castello di Bracciano

Per onorare il matrimonio con Isabella de’ Medici, avvenuto nel 1560, Paolo Giordano Orsini commissionò a Taddeo e Federico Zuccari la realizzazione di alcuni affreschi nel castello di Bracciano. I due fratelli lavorarono insieme per un po’ e poi separtamente tra il 1558 e il 1560.
Si tratta dei soffitti di tre sale: su uno è rappresentata la fiaba di Amore e Psiche narrata nell’Asino d’oro da Apuleio (II secolo d.C.);  su uno è il ciclo di Alessandro Magno. In entrambi i casi i riquadri sono circondati da grottesche. Vi è poi la Sala Papalina e, con forti dubbi, lo Studiolo ove le volte suddivise in scomparti sono riempite da festoni vegetali, candeliere, figurine ibride svolazzanti, pannelli figurati, esseri umani e animali fantastici ben organizzati in uno schema simmetrico. Policromia su sfondo oro.
Probabilmente, le opere nell’insieme hanno valenza porpagandistica della felice unione.
In ogni affresco troviamo le grottesche elaborate e disposte in modi differenti.
Le grottesche sono una specie di pittura licenziosa e ridicola molto, fatte dagl’antichi per ornamenti di vani, dove in alcuni luoghi non stava bene altro che cose in aria; per il che facevano in quelle tutte sconciature di monstri per strattezza della natura e per gricciolo e ghiribizzo degli artefici, i quali fanno in quelle cose senza alcuna regola, apiccando a un sottilissimo filo un peso che non si può reggere, a un cavallo le gambe di foglie, a un uomo le gambe di gru et infiniti sciarpelloni e passerotti; e chi più stranamente se gli immaginava, quello era tenuto più valente. Furono poi regolate, e per fregi e spartimenti fatto bellissimi andari; così di stucchi mescolarono quelle con la pittura. E sì inanzi andò questa pratica, che in Roma et in ogni luogo dove i Romani risedevano, ve n’è  ancora conservato qualche vestigio. E nel vero che tacche d’oro et intagliate di stucchi, elle sono opera allegra e dilettevole a vedere… (G. Vasari, Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, scritte da M. Giorgio Vasari pittore et architetto aretino, Di Nuovo da Medesimo Riviste Et Ampliate Con i ritratti loro Et con l’aggiunta delle Vite de’ vivi, e de’ morti Dall’anno 1550 infino al 1567, In Fiorenza, Appresso i Giunti 1568).

Descrizione degli affreschi
…Poco dopo dipinse in Bracciano, al signor Paolo Giordano Orsini, due cameroni bellissimi ed ornati di stucchi ed oro riccamente: cioè, in uno le storie d’Amore e di Psiche; e nell’altro, che prima era stato da altri cominciato, fece alcune storie di Alessandro Magno; e altre che gli restarono a fare, continuando i fatti del medesimo, fece condurre a Federigo suo fratello, che si portò benissimo… (G. Vasari, Vita di Taddeo Zucchero in Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, scritte da M. Giorgio Vasari pittore et architetto aretino, Di Nuovo da Medesimo Riviste Et Ampliate Con i ritratti loro Et con l’aggiunta delle Vite de’ vivi, e de’ morti Dall’anno 1550 infino al 1567, In Fiorenza, Appresso i Giunti 1568).
Il Vasari fornisce una preziosa informazione riguardo ad uno dei due autori degli affreschi e la presenza dei due artisti a Bracciano è attestata anche dai documenti custoditi nel fondo Orsini dell’Archivio Storico Capitolino. Egli è contemporaneo, quindi fonte di informazione considerevole e riscontrabile solo parzialmente da studi stilistici a causa dei pesanti restauri che hanno interessato gli affreschi del Castello di Bracciano nei secoli passati.

Per quanto riguarda la Sala Papalina e lo Studiolo, Vasari non dice nulla, ma forse per …e altre che gli restarono a fare… intendeva queste. La descrizione più antica delle sale e l’attribuzione degli affreschi ai fratelli Zuccari risale alla fine del XIX secolo.
…Il soffitto fu decorato dagli Zuccari, a tempo di Paolo Giordano I, e nelle vele e nelle lunette ricorrono riquadrature e medaglioni, con figure di bianco stucco, a rilievo, e grottesche leggiadrissime; il tutto su fondo d’oro. Notevoli i medaglioni con le rappresentanze di Muzio Scevola in atto di stendere il braccio sul fuoco, e di Curzio che si precipita nella voragine. In altri medaglioni sono figure di Satiri, Vittorie alate e cigni. Nel centro della volta è rappresentato Febo, nella quadriga ed intorno ricorrono i segni dello zodiaco, orsi, e rose dell’arme orsina.
Sala XVI. L’inventario dianzi citato, designa questa sala col nome di studiolo presso alla camera papalina. E tale è anche oggi la destinazione di questo ambiente, contenendo visi armadii con libri. Un fregio di stucco, con palmette, messo ad oro, ricorre all’impostatura della volta, pure decorata dagli Zuccari che vi rappresentarono, al centro, una composizione allegorica della Pace e della Vittoria, ed ai lati quattro coppie di Tritoni e di Nereidi. Tra le grottesche sono riquadri con pitture di paesi e nelle vele sono rappresentate le divinità maggiori, dell’Olimpo: Diana, Venere, Mercurio, Minerva, Apollo. Nella lunetta sopra la porta i l’arme medicea, entro scudo retto da due putti; e nella lunetta incontro, l’arme degli Orsini… (L. Borsari-R. Ojetti, Il Castello di Bracciano. Guida Storico-Artistica, Roma 1895).

Amore e Psiche.

Castello di Bracciano

Amore e Psiche, affresco Zuccari (da Etruria Meridionale 1909)

Psiche era bellissima, vive una storia d’amore misteriosa e passionevole con Cupido, ma tradisce la sua fiducia per colpa della sua credulità e lui vola via abbandonandola. Lei lo cerca disperatamente, ma perde ogni speranza. Venere invidiosa, a sua volta, cerca Psiche per vendicarsi dell’affronto, sebbene ella fosse inconsapevole, e per punirla le pone una serie di dure prove che la giovane supera con successo. Cupido malinconico decide di tornare dalla sua amata e tenerla per sempre.

Castello di Bracciano

Amore e Psiche, affresco Zuccari (da Alcidini-Luchinat 1998)

Allora Psiche, che si sentiva mancare l’animo e le forze, tuttavia si fece coraggio, rinforzata dal pensiero del suo destino crudele: tirò fuori la lanterna, brandì il pugnale, e si sentì forte come un uomo. Ma non appena il cerchio della luce rischiarò i segreti del suo talamo, ecco che vide la bestia più dolce e mite di tutte le fiere, Cupido in persona, il delizioso dio deliziosamente addormentato…Ma mentre così eccitata dal grande piacere ondeggia con l’anima ferita, ecco che quella lucerna, o per tremenda perfidia o perché anche lei voleva toccare e quasi baciare quel corpo, dalla punta del suo lucignolo fa schizzar fuori una goccia d’olio bollente, che va a cadere sull’omero destro del dio… A quel bruciore il dio balzò su: vide tradita la sua fede, e volò via…Ma Psiche riuscì velocemente ad afferrare con entrambe le mani la gamba destra del dio mentre stava per alzarsi in volo: e così è, misera appendice di quel volo sublime…

Alessandro Magno

Castello di Bracciano

Alessandro Magno, affresco Zuccari (da Alcidini-Luchinat 1998)

Quattro scene della vita di Alessandro Magno: 1) l’assedio di Tiro del 332 a.C. per il quale Alessandro fece costruire macchine da guerra più alte e più forti di quanto si fosse mai visto, ma soprattutto un molo sul mare per camminarvi sopra; 2) Alessandro e Taide (?) in trionfo; 3) Alessandro e Rosanne, sua sposa; 4) Alessandro incontra la madre, la moglie e il figlio di Dario III. Il sovrano persiano venne ucciso per mano di ribelli e Alessandro, trovata la sua salma, gli rese onore.
Vi sono anche due lunette ovali ove è rappresentato il lago di Bracciano con i tre paesi lacustri.

Castello di Bracciano

Bracciano e lago Sabatino, affresco Zuccari (da Alcidini-Luchinat 1998)

Sala Papalina
Soffitto movimentato da una serie di vele, lunette ricavate nelle volte.
Intorno alle pareti, nella parte più alta, proprio al di sotto del soffitto affrescato, corre un cornicione con fregio in stucco dorato ove si alternano due simboli: la rosa degli Orsini e la sfera con i tre giglio (o lilium) dei Medici di Firenze con tracce di colore celeste.
I motivi decorativi sono ricorrenti, ripetuti in ordine simmetrico e speculare, ordinati in schemi alternati.

Castello di Bracciano

Sala Papalina, affresco Zuccari

Al centro all’interno della cornice ottagonale è rappresentato il dio del sole Febo in sembianze bambinesche su una quadriga avvolto nella luce: Febo, dio del sole, signore dello zodiaco, presiede all’influsso delle vitalità spirituali e sul destino degli uomini, è il principio ordinatore del tempo e del cosmo. Nel rinascimento compare soprattutto nelle
rappresentazioni a carattere filosofico-moraleggiante degli oroscopi dei sovrani, papi e condottieri.
Intorno sono disposti i dodici segni dello zodiaco, alcuni sono in risalto entro festoni altri confusi tra le grottesche, dall’alto a sinistra in senso orario: pesci, ariete, toro, gemelli, cancro, leone, vergine, bilancia, scorpione, sagittario, acquario, capricorno. Tra ariete e toro vi è un pipistrello, forse identificabile con la nebulosa della costellazione di Orione; tra bilancia e scorpione c’è un’orsa con una rosa sotto la zampa identificabile con la costellazione dell’Orsa Maggiore.
La rappresentazione del Sole al centro delle costellazione risponde al sistema eliocentrico proposto nel 1543 da Copernico secondo il quale il Sole era al centro del sistema solare.
Due medaglioni laterali: all’interno di uno è Muzio Scevola che tende la mano sul fuoco, nell’altro è rappresentato Curzio che si getta a cavallo in una rupe.

Studiolo
Lo Studiolo possiede una decorazione dal tono burlesco, ove simboli Orsini e Medici si mescolano a grottesche, riquadri di paesaggi e divinità. L’attribuzione ai fratelli Zuccari è piuttosto discutibile ed i pesanti restauri avvenuti nel tempo rendono difficile una qualsiasi attribuzione.

Castello di Bracciano

Studiolo, affresco Zuccari

Autrice: Elena Felluca

ultima modifica: 1 marzo 2014

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