La Patria di Gustavo Strafforello

Mandamento di Bracciano (comprende 6 Comuni, popol. 8446 ab.). – Territorio parte in piano, parte in colle, produce in copia grano, fieno, vino, olio e pascoli eccellenti; è bagnato dal lago omonimo e da varii corsi d’acqua, primo tra i quali l’Arrone e il Galera.
Bracciano (3014 ab.). – Cenni storici. L’origine della città non rimonta al di là dei tempi medioevali, nei quali sostituì l’antico municipio di foro Clodio (Forum Clodii) che sorgeva a breve distanza dall’odierna Bracciano e precisamente nell’altura denominata San Liberato, presso il lago. Quivi infatti tornano spesso in luce avanzi di costruzioni antiche, piedestalli, iscrizioni e pochi anni addietro si scoprì parte dell’antico foro di quel municipio, con grandi basi marmoree, ancora al posto, contenenti iscrizioni in onore di alcuni personaggi del municipio Foroclodiense.
Bracciano pare abbia avuto origine da una rocca della potente famiglia di Vico de’ Prefetti che la tennero sino a che nel secolo XIV divenne proprietà degli Orsini. Nel paese ammiransi alcune case dei secoli XV e XVI, e porte e finestre decorate con tutto il gusto proprio dei tempi della Rinascenza.
Ma ciò che colpisce il visitatore è il grandioso ed imponente castello che domina il paese, e che sorge su una ripida altura composta di lava basaltina e di sabbie vulcaniche, vomitate, nei tempi remotissimi, dal sottostante cratere sabatino, ora lago di Bracciano. Tre robusti recinti bastionati circondano la rocca. Il primo comprende il borgo abitato. Nel secondo è la porta occidentale ove è scolpito, a grandi lettere, il nome di Paolo Giordano Orsini di Aragona. L’iscrizione attesta che e la porta e il secondo recinto sono opere di lui.
Nella seconda metà del XV secolo, Napoleone Orsini ampliava le opere di difesa della rocca di Bracciano, costruiva nuovi recinti, riedificava le torri, di guisa che può ritenersi lui come fondatore del castello attuale. La presenza allora, in Roma ed in Napoli, di architetti ed artisti toscani, primi tra i quali Baccio Pintelli e Giuliano da Maiano, e più ancora la stretta analogia di stile che passa tra il Castelnuovo di Napoli, il palazzo di Venezia e la rocca di Bracciano, sono argomenti di certa gravità per ritenere che Napoleone Orsini si valesse, pei suoi lavori, e dell’opera e del consiglio dei medesimi artefici. La rocca di Bracciano ci dà il peculiar tipo del palazzo fortificato, che è proprio del periodo di transazione dalla forma dei castelli feudali dei secoli precedenti, ai semplici palazzi baronali (fig. 191).
Oltrepassata la seconda cinta, giungesi alla porta di ingreso del castelo, sul cui architrave leggesi il distico seguente:
Ecclesiae Ductor statuit Neapuleo Gentis
Ursinae, Sontes Arceo Servo Bonos.
È il castello che parla e devesi tradurre: “Napoleone della gente Orsina, capitano della Chiesa, mi fondò. Respingo i colpevoli, difendo i buoni”.
Entrati, si volta a destra ed una breve e stretta via, tagliata attraverso il banco di tufo, mena ad un oscuro ed ampio androne. A sinistra, l’androne fa capo ad un portone a grandi bugne, aperto nelle mura castellane o da Paolo Giordano II, o da Flavio Orsini, ultimi duchi di Bracciano. Sopra l’androne veggonsi confuse le vestigia di costruzioni spettanti al XIII secolo, certamente avanzi della primitiva rocca dei Vico de’ Prefetti.
A destra, l’androne conduce nell’ampia corte del castello, di forma trapezoidale, oggi restaurata dall’attuale proprietario proncipe Baldassarre Odescalchi, che ha riaperto le loggie elegantissime, a pilastri ottagonali, nei cui capitelli è scolpita l’arme degli Orsini. Originariamente l’ingresso alla corte era più in basso, e lo si deve riconoscere in un arcone, le cui pareti conservano traccie di dipinti, alterati da inesperta mano di volgare restauratore, rappresentanti fatti storici della vita di Napoleone Orsini, la cui pingue e rotonda figura capeggia nelle due scene in cui sono ripartititi i freschi.
Qua e là nei muri della corte vedonsi traccie di decorazioni a grafiti, e nel lato opposto a quello dal quale entrasi, è la grande scala sorretta da colonne decrescenti, con soffitto di legname ove sono dipinti gli stemmi Orsini inquadrati con quelli Medici, dopo che Cosimo de’ Medici ebbe maritata sua figlia Isabella a Paolo Giordano Orsini, cui la signoria della terra pervenne circa alla metà del XVI secolo, quello stesso Orsini che Pio IV nel 1567 insignì del titolo di primo duca di Bracciano.
Sotto la scala è la porta, di squisiti intagli (fig. 192), che mette nel grande salone, ove sono testè apparsi, in seguito ai lavori di ripristinamento che fa seguire l’Odescalchi, avanzi importanti di affreschi, di scuola umbra. è impossibile qui descrivere, sia pur fugacemente, tutte le opere d’arte che contengonsi nelle vaste sale del castello. I lavori in corso hanno rivelata l’esistenza di afreschi del XV secolo, rappresentanti figure allegoriche delle arti e delle scienze, le fatiche di Ercole ed altri soggetti, dovuti probabilmente al pennello di Antoniazzo, scolaro del Pinturicchio, e che un documento ci attesta aver egli dipinto nel castello per conto di Gentil Virginio Orsini.
Alcune stanze, che recano gli stemmi Orsini-Medici, sono indicate come facenti parte dell’appartamento di Isabella Medici. In una torre mostrano persino il luogo ove l’infelice principessa fu strangolata dal marito. Ma ciò è una favola! L’Isabella dimorò sol pochi giorni nel castello di Bracciano; visse sempre alla corte dei Medici e la sua tragica fine avvenne a Cerreto Guidi, luogo di delizie dei Medici, in quel di Empoli.
Sopra le mura del castello, una galleria offre una passeggiata con vedute svariate e stupende: il lago con le sue sponde coltivate a vigne ed ulivi, Vicarello e poi Trevignano coll’alta Rocca Romana (più di 600 m. sul livelo del mare), Anguillara, la valle dell’Arrone, il bosco di Mondragone, i monti Cimini, il Soratte, i monti della Sabina, ecc.
Appena giunto a Roma, il grande romanziere inglese Walter Scott, che tanti castelli descrisse, corse difilato a visitare il castello di Bracciano.
Celebre è l’assedio del castello, dato dalle milizie pontificie, capitanate dal Borgia e dal duca di Urbino nel 1497; ed eroica fu la difesa sostenuta da Bartolomeo Alviano e da Bartolomea Orsini sua sposa.
Nel 1696, Flavio Orsini, stretto dai debitori, fu obligato di alienare Bracciano a Livio Odescalchi, nipote di Innocenzo XI. Dagli Odescalchi passò, per la somma di 500,000 scudi, ai Torlonia; ma però col pactus redimendi, entro il termine di 50 anni. Il che fu fatto nel 1846 da Livio Odescalchi, padre dell’attuale proprietario.
Il paese sorge in amenissima situazione, sull’orlo del cratere ora occupato dal lago omonimo, con belle ed ampie vie. Si divide in vecchio e nuovo: nel primo sorge il famoso castello feudale, ora degli Odescalchi; nel secondo la collegiata di Santo Stefano protomartire. Dalla piazza della rocca diramansi due belle strade, fiancheggiate da case ben costruite, quella segnatamente che conduce al convento dei Cappuccini.
Presso il lago veggonsi ancora i resti di un forno fusorio, con annessa la ferriera, in cui si lavorava il ferro, fondendo nei fori, alla catalana, il minerale dell’Elba e fabbricando arnesi agrarii. Sotto il governo francese in queste ferriere si fabbricavano proiettili. Tali officine però sono ora del tuto cessate. Havvi tutora una cartiera in cui fabbricasi buona carta da stampa. Vi fiorì anche in passato una tipografia in cui fu impressa, nel 1631, la rara edizione della Vita di Cola di Rienzo, in dialetto popolare romanesco.
Uomini illustri. – Diede i natali allo scultore Stati che lavorò a Roma nel secolo diciassettesimo e vi condusse opere di molto buon gusto, come si vede nel bassorilievo del sepolcro di Paolo V. Vi nacque anche il matematico Mazzoni, professore all’università di Roma, già maestro del cardinale Wiseman, di Massimo d’Azeglio e di Terenzio Mamiani. Vuolsi vi nascesse anche il celebre tipografo Aldo Manunzio.
Coll. elett. Civitavecchia – Dioc. Nepi – P2 T. e str. ferr.

Lago di Bracciano.
È l’antico Sabatinus Lacus, uno dei più ragguardevoli dell’Etruria, e, come osserva Strabone (v, p. 226), il più vicino a Roma ed al mare. Come la più parte degli altri laghi nella medesima regione, sta in un antico cratere vulcanico, ed è probabile derivasse il nome da una città di nome Sabate, che stava sulle sue sponde, la quale fu inghiottita e di cui voglionsi veder gli avanzi in fondo alle acque chiare come nel lago Cimino e in varii altri. Silio Italico (VIII, 492) parla di Sabatia stagna, comprendendovi probabilmente anche il più piccolo lacus Alsietinus, ora lago di Martignano.
Il lago di Bracciano ha una circonferenza di 33 chilometri e una profondità di 300 metri (secondo il Litta) ma non sta che a 164 metri sopra il livello del mare dal quale dista in linea retta 20 chilometri. Suo emissario è l’Arrone, che sbocca ad Anguillara ed ha la foce in mare presso Maccarese. è ricchsssimo di pesce, specialmente di trote e di anguille, e già Strabone e Columella ne decantavano i lupos, auratasque, ora lucci e regine. L’aria lungo le sponde è sana, eccetto ad Anguillara, e malsani sono i dintorni dei due laghetti vicini lago Martignano e lago Stracciacappe, l’antico lacus Papirianus.

(pp. 404-405) segue…

RIFERIMENTI e bibliografia relativa:
Strafforello, G.
1894 La Patria, Torino, Unione Tipografico Editrice,  pp. 402-408.

Autrice: Elena Felluca

ultima modifica: 9 gennaio 2015

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