Il Museo Civico di Bracciano merita di meglio

Il progetto “Lago Sabatino. Archeologia, storia e storia dell’arte” riguarda la riscoperta del passato del territorio del lago di Bracciano attraverso lo studio, le esplorazioni e la ricerca. Ciò non sarebbe possibilie senza uno spirito critico.

Propongo questo tema, già divulgato da testate giornalistiche on-line: il Comune di Bracciano intende comperare da privati una collezione archeologica composta di reperti di provenienza incerta, quando potrebbe avere a costo zero numerosi reperti di provenienza certa e lecita di grande valore culturale per il paese.

Attualmente ci sono delle esigenze maggiori, si dovrebbe fare attenzione e decidere accuratamente come spendere i soldi pubblici. Credo sia socialmente ed economicamente utile investire in cultura, ma si dovrebbero azzeccare le opportunità e, vista l’attuale situazione del Comune di Bracciano, si dovrebbe agire seguendo una scaletta di priorità. Questa collezione non è così importante culturalmente per Bracciano tale da giustificare una spesa enorme. Non mi stancherò mai di dirlo.

Leggere per riflettere e formulare un’opinione:

Al Sindaco del Comune di Bracciano,
agli Assessori,
ai Consiglieri di Maggioranza e di Minoranza
p.c. al Segretario Comunale

Mi permetto di ribadire quanto già espresso in passato, in più occasioni, in merito al presunto valore culturale della collezione archeologica Panunzi e sull’opportunità di acquisto per il Comune di Bracciano.
In riferimento alla volontà espressa dalla giunta della precedente amministrazione del Comune di Bracciano, come anche dall’attuale, di acquistare l’intera collezione archeologica degli eredi Panunzi al prezzo di 80.000,00 € (D.G.C. n. 575 del 13/12/2011 e D.G.C. n. 228 del 11-10-2018), esprimo perplessità riguardo la spesa in proporzione al valore culturale vero, presunto o, comunque, dichiarato, in relazione alla sua provenienza incerta (tale notizia è espressa nelle targhette esplicative dei reperti di questa collezione esposti attualmente nel Museo Civico): non si conosce il luogo di ritrovamento e ciò mi induce a supporre la provenienza da scavi non controllati dalle competenti autorità che, normalmente, annotano e registrano tutti i particolari di ogni attività archeologica. Forse i ritrovamenti sono avvenuti in un periodo remoto in cui non esistevano ancora le leggi attualmente vigenti in materia di recupero e di scavo di un contesto antico? Oppure, la documentazione originale di schedatura è andata perduta? Resta il fatto che non si conosce l’esatta provenienza dei reperti in questione.
In generale, dal punto di vista archeologico, una volta decontestualizzati senza alcuna registrazione del luogo e del contesto di provenienza, i reperti non hanno un grande valore storico e documentario, bensì acquisiscono meramente il valore di un oggetto e si può solo stabilire, sulla base delle forme e degli stili, un arco cronologico di produzione possibile e, in assenza di analisi sulla ceramica, la loro originalità si può solo supporre. Risulta altrettanto difficile datare le lapidi e gli oggetti in pietra, o in metallo.
Ad ogni modo, è necessario essere certi che non si tratti di copie moderne o di imitazioni successive alla loro presunta antichità.
Riguardo la provenienza dei reperti in questione, si hanno grosse incertezze per il medesimo motivo: lo stile, le forme e le decorazioni (se ci sono) possono solo suggerire una zona, talvolta molto ampia, non un sito o un luogo ben preciso, ne consegue che la collezione Panunzi non può essere definita con certezza di provenienza braccianese e da qui sorgono le perplessità sull’opportunità, per il Comune di Bracciano, di acquistarla per il prezzo di 80.000,00 € proposto dalla famiglia proprietaria.
Il Museo Civico di Bracciano potrebbe essere comunque arricchito di reperti, tra l’altro già richiesti lo scorso anno dal sindaco Tondinelli alle autorità competenti, provenienti da scavi archeologici regolari, o comunque di certa provenienza dal territorio del Comune di Bracciano: tra questi vi sono quelli provenienti dal sito La Sposetta e in altri siti sommersi nelle acque del lago, come anche quelli rinvenuti nella villa romana in località Vigna Orsini. Questi sono solo alcuni esempi di reperti antichi di vero grande valore storico e documentario del territorio di Bracciano acquisibili a “costo zero” per l’ente.
La chiusura del Museo Civico di Bracciano è solo momentanea e, qualsiasi ampliamento, comporterebbe ulteriori costi per l’allestimento e per la cura, e conservazione, dei Beni e dei reperti esposti. Al di là di questo, è giusto investire per arricchire l’esposizione del patrimonio culturale locale, ma, a mio parere, andrebbe valutato con una maggiore attenzione verso ciò che narra veramente la storia del nostro Comune.
In aggiunta a questo, va ricordato che con deliberazione della Giunta Comunale n. 169 del 2/04/2004 viene premesso “che il Signor Ennio Panunzi con lettera prot. n. 16684 dell’11/09/1995 ha espresso la volontà di donare al Comune di Bracciano una serie di reperti archeologici di sua proprietà, descritti nell’elenco allegato al presente atto, da destinarsi al costituendo Museo Civico” e “che il dottor Bruno Panunzi, figlio ed erede del sopracitato E. Panunzi, ha manifestato nei nuerosi contatti intercorsi la volontà di portare a compimento l’iter della donazione”. La legge attualmente vigente in materia di Beni culturali non consente lo smembramento delle collezioni, quindi, gli eredi cercano di vendere tutto insieme, contrastando, in parte, la volontà di donarne una parte alla comunità di Bracciano.
Già l’attuale sindaco (Tondinelli), con una giunta comunale composta diversamente, approvò la delibera n. 142 del 02-12-2016 per rifiutarla, riportando che “atto delle difficoltà finanziarie in cui versa l’Ente si ritiene opportuno non procedere all’acquisto della collezione archeologica di proprietà delle eredi Panunzi” e demandare “alla famiglia Panunzi la facoltà di decidere se devolvere o meno al comune di Bracciano la collezione archeologica”. All’epoca, io ero Assessore alle Politiche Culturali, avevo anche la delega al Museo Civico. Il Comune di Bracciano, ad oggi, non è più in difficoltà finanziarie?
Nella D.G.C. n. 228 del 11-10-2018 l’attuale Assessore alle Politiche Culturali, Claudia Marini, risulta assente, dopo, o prima, aver votato la delibera n. 227 del 11-10-2018 che ha per oggetto “Revoca Deliberazione di Giunta Comunale n. 495 dell’11/09/2008 avente ad oggetto -Donazione antica macchina per la torrefazione del caffè da parte degli Eredi Mondini-. Provvedimenti”. Con questa delibera la Giunta rifiuta la donazione del manufatto sostenendo che “allo stato attuale, non essendo disponibili risorse economiche che consentano il restauro del prezioso oggetto, testimonianza delle antiche professioni artigianali del territorio braccianese, il macchinario può rientrare in possesso degli Eredi Mondini che dovranno farsi carico dell’onere economico derivante dal ritiro dello stesso” e “Sentito il parere dell’Assessore alle Politiche Culturali Dott.ssa Claudia Marini”. Quale genere di parere può aver dato in materia di restauro e conservazione di un Bene antico simile? Con quale criterio si dichiara l’indisponibilità economica per una testimonianza certa e sicura di un aspetto della cultura braccianese, mentre, invece, si ha la possibilità di spendere 80.000,00 € per una serie di reperti antichi di “provenienza incerta” di proprietà della famiglia Panunzi? Mi chiedo, inotre, per quale motivo il sopraindicato Assessore compare assente solo nella delibera di acquisto della collezione Panunzi, tra quelle votate lo stesso giorno.
Cosa è cambiato, oltre all’Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Bracciano, nelle idee dell’attuale Amministrazione Comunale per spingere ad una scelta opposta a due anni fa?
La valorizzazione del nostro patrimonio culturale ha un senso quando viene provata la provenienza e l’originalità dei Beni che ne costituiscono veicolo ed espressione, quindi significativi degli aspetti peculiari delle culture avvicendate nel territorio di Bracciano.
Per i suddetti motivi, e per lo stato finanziario in cui si trova attualmente il Comune di Bracciano, ritengo inopportuno l’acquisto della collezione archeologica Panunzi.
Concludo invitando a riflettere sulla possibilità di revocare la D.G.C. n. 228 del 11-10-2018, al fine di investire diversamente la cifra di 80.000,00 €, ad esempio, per l’acquisto o la sistemazione di beni di pubblica utilità, visto lo stato in cui versano gli impianti sportivi, i luoghi di aggregazione, le scuole e tutto il resto di proprietà comunale.
Cordialmente,
Dottore di Ricerca in Archeologia, Dott.ssa Elena Felluca

A una nota a firma del sindaco di Bracciano rispondo come di seguito:

Le dichiarazioni riportate nel comunicato “Collezione Panunzi, Il sindaco Tondinelli risponde all’interrogazione del M5S”,  a firma del sindaco di Bracciano, meritano delle osservazioni.
Innanzitutto, il solo membro della Giunta del 2016, cioè la sottoscritta, rilasciò l’intervista, curata dall’Associazione Salviamo Bracciano, sotto la supervisione del sindaco stesso (https://www.etrurianews.it/2016/10/14/bracciano-museo-civico-chiude-o-riapre-intervista-allassessore-alla-cultura-elena-felluca/).
Leggo con estremo piacere che “la situazione finanziaria del Comune è notevolmente migliorata”, allora per quale motivo non migliora tutto ciò che può essere fatto in condizioni di miglioramento finanziario? Credo sia inutile descrivere lo stato in cui versano tutti i settori del paese, ma non riesco proprio a vedere un accenno di miglioramento.
Mi chiedo per quale motivo sia stata deliberata ora la volontà di acquisto se “prima di procedere all’acquisto dovranno essere risolte tutte le problematiche, sia di natura tecnica che finanziaria, che consentano la prosecuzione dell’iter”, come dichiarato dal sindaco.
Se non ci sono conflitti, per quale motivo l’Assessore alla Cultura, delegata al Museo Civico, risulta assente all’atto di approvazione di questa delibera di giunta mentre, invece, è presente in tutte quelle approvate nella medesima data? Se la collezione è tanto importante, per quale motivo la soprintendenza non ha voluto acquistarla? I reperti sono di provenienza incerta e non hanno un grande valore culturale per Bracciano tale da giustificare una spesa così grande. Tali reperti sono autentici? Come fa un reperto a provenire da Forum Clodii se il sito non è stato identificato con certezza?
Mi chiedo se il qualificato archeologo, al quale il Comune commissionò la perizia sul valore dei reperti, valutandola un tot., sia un archeologo abilitato a stabilire un valore economico. Mi spiego: noi archeologi, in base alle specializzazioni, ci occupiamo dell’apporto culturale fornito da una ricerca specifica, che si può concretizzare in molti modi, pur sempre con approccio pluridisciplinare. Semplificando, possiamo fornire un valore archeologico ad un reperto antico, non economico, questo tipo di valutazione va fatta da personale qualificato. Non so se una laurea, un dottorato e le attività di ricerca in campo archeologico diano automaticamente la competenza per una quantificazione economica di un oggetto antico. Io non l’ho mai fatto. L’archeologia è varia e vasta, non basta il titolo per poter avere la conoscenza di tutto il passato di tutto il mondo. Come accennato sopra, esistono delle specializzazioni fornite dai titoli di studio o dalle esperienze. Possiamo svolgere scavi archeologici ovunque, previa autorizzazione, ma per agire in un contesto diverso dal ramo di specializzazione, dobbiamo impegnarci parecchio per riconoscere la cultura materiale, ma non è automatica la capacità di valutazione economica.
Non è sempre facile stabilire l’autenticità di un reperto antico ad occhio, per questo ci si affida a tecnologie avanzate e ad analisi di laboratorio. Non è una fantasia la scoperta di falsi esposti erroneamente come autentici, tra le collezioni dei musei.
Il Museo Civico di Bracciano potrebbe essere comunque arricchito di reperti, tra l’altro già richiesti lo scorso anno dal sindaco Tondinelli alle autorità competenti, provenienti da scavi archeologici regolari, o comunque di certa provenienza dal territorio del Comune di Bracciano.
Quanto alle affermazioni del sindaco, presentate come una sorta di tesina, sull’occupazione etrusca e le relazioni della cultura materiale etrusca tra aree caratterizzate da influssi differenti, lo inviterei a studiare approfonditamente, prima di lanciarsi in argomenti di cui conosce davvero poco.
È importante conoscere la provenienza dei reperti archeologici: è un dato fondamentale proprio per definire e circoscrivere una determinata cultura materiale, al fine di collocarla in un arco cronologico più o meno preciso e in un’area geografica più o meno delimitata. Cosa che, a differenza di quanto dichiarato dal sindaco, la collezione Panunzi non permette, proprio perchè di provenienza incerta. La dicitura “Provenienzamuseo civico bra (1) incerta” è riportata nelle targhette identificative dei reperti della Collezione Panunzi attualmente esposti, nelle condizioni di prestito, nel Museo Civico di Bracciano.
Al fine di far comprendere al sindaco, e a chi per lui, la differenza dell’apporto culturale tra reperti di provenienza incerta e reperti di provenienza certa e lecita, riporto, come esempio, alcune affermazioni espresse in un articolo scritto da I. Damiani, P. Petitti, F. Trucco (Soprintendenza Archeologica BB.CC., U.O. Musei di arte antica e  della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, “Aspetti cronologici e primo inquadramento del villaggio sommerso di Sposetta nel lago di Bracciano”): “La scoperta dell’insediamento sommerso di Sposetta sul fondale meridionale del lago di Bracciano ha sostanzialmente cambiato la valutazione del popolamento delle aree perilacustri nell’area medio-tirrenica durante il Bronzo Recente […] le manifatture attribuibili con certezza al Bronzo Recente costituiscono un insieme del tutto eccezionale rispetto a quanto sinora noto nella regione, sia per varietà sia per l’ottimale stato di conservazione, specie per quanto riguarda i contenitori di grandi dimensioni, destinati sia all’immagazzinamento delle derrate sia alla cottura e al trasporto”.
Insomma, abbiamo a disposizione materiale di notevole interesso storico ed archeologico, acquisibile a costo zero per il Comune, che non aspetta altro di essere esposto al pubblico.
Mi chiedo quanti cittadini concordino per l’acquisto della collezione archeologica Panunzi, se messi davanti alle varie osservazioni espresse nei vari comunicati.
Ripeto la domanda: cosa è cambiato in due anni, oltre all’Assessore alla Cultura/delegato al Museo Civico, per ribaltare completamente la volontà espressa due anni fa di non acquistare tale collezione?
Dottore di Ricerca di Archeologia, Dott.ssa Elena Felluca

Con Delibera di Giunta Comunale n. 167 del 16-07-2019 l’attuale Amministrazione Comunale di Bracciano accetta in donazione la Collezione Archeologica Panunzi.In passato mi sono espressa con varie lettere regolarmente registrate con numero di protocollo e continuo, da oltre 3 anni, sulla stessa linea. Con questo nuovo atto amministrativo la Giunta Comunale accetta la donazione della collezione da parte delle eredi Panunzi, proposta con “nota prot. 19708 del 04/06/2019”, come riportato nel documento. Quindi, esse non vogliono più vendere gli oltre 300 reperti archeologici di provenienza incerta al Comune di Bracciano, al prezzo di € 80.000,00, ma donarli. Dopo un’attesa di oltre 8 anni dal primo atto emesso dalla Giunta Sala in merito alla volontà di acquisto, sembra esserci un ripensamento da parte delle proponenti, nonostante la Cassa Depositi e Prestiti abbia concesso il diverso utilizzo di una parte del mutuo contratto per la realizzazione di una scuola, come dichiarato nel documento in oggetto: “con deliberazione n. 228 del 11/10/2018 la Giunta ha deliberato di acquistare la collezione Panunzi per € 80.000,00 utilizzando parte del mutuo già contratto con Cassa Depositi e Prestiti posizione n. 4483791/00 ed autorizzando la dirigente a chiedere a quell’ente il diverso utilizzo del prestito, che è stato poi concesso, come risulta dalla nota prot. 38695 del 15 novembre u.s”. Quindi le eredi rinuncino a € 80.000,00? Chiedo se non ci sia altro da sapere sulla questione.

Però le eredi pongono delle condizioni, ossia “che la sala che si costituirà con i reperti da loro donata venga intitolata ad Ennio, Piero e Bruno Panunzi e che il Comune si faccia carico di tutte le spese diassicurazione, trasporto e ripristino degli spazi privati dopo lo smontaggio dei pezzi oggi murati nella loro residenza; che le stesse hanno pure proposto al Comune che i soldi stanziati per la collezione vengano – impiegati in opere destinate al museo ed alla sua valorizzazione”. Giusta e legittima richiesta, ma il mio dubbio resta a monte, non mi è chiaro per quale motivo il museo debba accogliere reperti di “provenienza incerta”, dal momento che esistono numerosi reperti di sicura provenienza braccianese, recuperati per mezzo di scavi archeologici regolari e ricerche autorizzate, come già segnalato. Ma va anche considerato che le dinamiche di acquisizione e di composizione di una collezione di reperti archeologici di provenienza incerta, da parte di privati, e le modalità di conservazione, sono un fatto culturale degno di approfondimenti e divulgazione.

La delibera in oggetto prosegue dando atto “che l’Amministrazione si farà carico delle spese assicurative, notarili, di trasporto e di tutte quelle necessarie per l’acquisizione, incluso il ripristino degli spazi della residenza delle eredi che verranno danneggati dallo smuramento dei pezzi della collezione che devono confluire in museo”. Questa affermazione fa supporre che alcuni pezzi della collezione siano materialmente compromessi poiché murati, aspetto alquanto discutibile, e che il Comune di Bracciano dovrebbe farsi carico di smurarli e di ripristinare gli spazi. Dunque, ad esempio, se una lapide è inserita nel muro privato, il Comune dovrebbe usare soldi pubblici per smurarla e ricostruire il muro privato? Chi ha fatto murare un qualsiasi reperto antico, a mio avviso, non solo si dovrebbe occupare delle spese dello smuramento, ma dovrebbe farsi carico anche delle spese di restauro e ripristino dell’oggetto.

Il bello viene qui: “l’Amministrazione intende accettare la loro donazione, che permetterà di accrescere le collezioni museali, utilizzando i reperti acquisiti per mettere in atto azioni di valorizzazione e di divulgazione della conoscenza degli insediamenti etruschi di questo territorio”. Ma se i reperti sono di “provenienza incerta”, come fanno ad accrescere la conoscenza degli insiediamenti etruschi di questo territorio?Noto, inoltre, la mancanza della citazione della Delibera di Giunta Comunale n. 142 del 02-12-2016 nella quale è dichiarato che “atto delle difficoltà finanziarie in cui versa l’Ente si ritiene opportuno non procedere all’acquisto della collezione archeologica di proprietà delle eredi Panunzi” e demandare “alla famiglia Panunzi la facoltà di decidere se devolvere o meno al comune di Bracciano la collezione archeologica”.

L’Amministrazione, quindi, accetta la donazione e le condizioni, ma senza aver accertato i costi effettivi, infatti dà mandato alla capo area responsabile di “stimare la spesa necessaria per ognuno degli adempimenti necessari, che sarà oggetto di successivi atti autorizzativi da parte di questa Giunta comunale”…e se i costi fossero al di sopra delle aspettative e della disponibilità dell’Amministrazione di spendere 80.000,00€, cosa accadrebbe?

A tal riguardo è lecito considerare la nota prot. n. 14864 del 24-04-2019 diffusa on line (https://marcotellaroli.blog/2019/04/27/bracciano-mancata-trasparenza-sulla-collezione-archeologica-guardate-che-cose-venuto-a-galla/?fbclid=IwAR3nDiZGmJlCqsVX05qt8wQ0HLLQxza6Sw441Ca3Bgkl30Vf6IMuKESUzlw), che ha per oggettto “Diniego delle controinteressate alla consegna della documentazione richiesta”, per mezzo della quale si nega l’accesso agli atti ad un consigliere di minoranza che vorrebbe visonare del materiale prodotto e pagato con soldi pubblici. Infatti, lui chiedeva di visionare le schede compilate dall’archeologo incaricato dal Comune di Bracciano per mezzo della determina n.105 del 15/12/2011, con la quale si impegnavano € 1500,00 per la stima e per la schedatura dei manufatti della collezione archeologica Panunzi, di proprietà privata.Allora, la schedatura dei manufatti della collezione archeologica Panunzi è stata pagata con soldi pubblici, ma sembra non sia possibile consultarla.

Perchè e cosa c’entra la privacy? Il consigliere chiede di visionare le schede, non i reperti. La collezione è ancora di proprietà privata, ma il Consiglio Comunale, con Delibera di Consiglio n. 26 del 28-03-2019, con oggetto “approvazione programma per il conferimento di incarichi di studio, ricerca e consulenze e di collaborazione autonoma anno 2019 (art. 3, comma 55 legge 244/2007)”, decide di impengare altre € 1.500 per pagare un archeologo per “studio e comunicazione della collezione Panunzi”.

La “provenienza incerta” dei reperti che compongono la collezione non è una mia supposizione, lo dicono le didascalie dei reperti in prestito esposti nel Museo Civico di Bracciano, chiuso al pubblico, e lo dice la nota prot. n. 27282 del 25/7/2016 a firma del direttore del Museo stesso (“i reperti non abbiano provenienza certa” cit.).

Spero che gli 80.000 € vengano veramente investiti in modo costruttivo e duraturo a favore della ricerca storica e archeologica di Bracciano.

Invito nuovamente l’Amministrazione Comunale di Bracciano ad evitare spese per acquisire la Collezione Archeologica in oggetto, per le motivazioni in precedenza espresse, e a concentrare le risorse economico-finanziarie pubbliche in progetti culturali volti a valorizzare la reale identità storica di Bracciano.Concludo osservando che un’area amministrativa in cui confluiscono il Patrimonio, il Museo, la Biblioteca con i Servizi cimiteriali non poteva agire diversamente.

Dottore di Ricerca in Archeologia

Dott.ssa Elena Felluca