Le armi, le armature e gli accessori bellici nel Castello di Bracciano

Armi e armature antiche, da parata o da combattimento, offensive o difensive, semplici o elaborate. Manufatti oggi considerati opere d’arte di un gusto artigianale quasi del tutto perduto, ma anche rivelatori di storie: dai semplici artigiani che li hanno prodotti, ai ricchi signori o ai soldati che li hanno usati, ai collezionisti che li hanno raccolti, ai falsari che li hanno riprodotti, tutto fa parte del nostro passato e scoprire chi, quando, come e perché aggiunge un altro tassello alla conoscenza e allo studio della storia dell’Umanità.

Morgenstern, Europa centro-occidentale, XVII secolo.

Morgenstern, Europa centro-occidentale, XVII secolo.

Le armi, le armature e gli accessori bellici antichi esposti attualmente nel castello di Bracciano costituiscono solo una parte della prestigiosa collezione raccolta dal principe Ladislao Odescalchi: a partire dal 1874 fino al primo decennio del Novecento sono documentati numerosi acquisti effettuati da Ladislao, fratello di Baldassarre III, in negozi di aniquariato, case d’asta e da privati, come la collezione dei duchi di Pescolanciano acquistata nel 1882 (ASO XII G 3, ASO Appendice 17 e 18).

I primi del Novecento la collezione era composta da circa 2300 pezzi ed era riunita in un’unica armeria nel Palazzo Odescalchi in piazza Ss. Apostoli a Roma. Nell’Archivio di Stato troviamo una serie di elenchi di armi suddivise tra i figli di Innocenzo Odescalchi (figlio di Baldassarre III quindi nipote di Ladislao): probabilmente alla morte del prozio egli ereditò i suoi Beni e da lui ai suoi sei figli Livio, Guido, Alessandro, Ladislao, Anna e Anna Maria.
Per molto tempo, da quando venne costiuita, l’intera collezione doveva essere molto importatnte e ricca di esemplari di notevole pregio. Nel 1952, poco tempo prima che venisse venduta allo stato, il direttore generale dell’armeria di Stoccolma chiese in via eccezionale di vistare l’armeria. Sembra però che la collezione includesse anche delle imitazioni ottocentesche, comperate incosapevolmente come originali.

Comprendeva una moltitudine di tipologie di epoche differenti, vi erano armi e componenti della difesa per il corpo etrusche, romane e greche. Negli elenchi sono menzionate anche armi del V secolo, medievali e dei secoli successivi fino ad arrivare al XVIII.

Elmetto, Italia settentrionale, inizio XVII secolo.

Elmetto, Italia settentrionale, inizio XVII secolo.

Nel 1953, 1200 pezzi furono venduti allo Stato: nel 1969 vennero esposti a Palazzo Venezia in occasione di una mostra; nel 1976 vennero esposte quasi 800 armi all’interno del palazzo fino agli anni 1981-1982 quando furono ritirate e incassate nei depositi. Due successive mostre nel 2002-2004 hanno fatto seguito ad una campagna di restauro e manutenzione di oltre 500 pezzi. Ad oggi, la collezione è nota parzialmente attraverso cinque cataloghi: tre curati e pubblicati da N. di Carpegna nel 1968, 1969 e nel 1976, due curati e pubblicati da M.G. Barberini nel 2003 e nel 2004.

Attualmente la collezione del castello di Bracciano conta 572 numeri di inventario e non è mai stata oggetto di studi sistematici e pubblicazioni, ad eccezione dell’analisi e della stesura di un catalogo dettagliato da me curati.

Il lotto in questione è composta da un insieme di testimonianze della storia della produzione di armi difensive e offensive impiegate nei combattimenti, ma anche armi e armature da parata caratterizzate da una grande varietà tipologica, nonché una grande varietà estetica. Realizzate nell’arco di tempo compreso tra il XVI e il XX secolo, con una maggioranza dei secoli XVI e XVII, esse sono state prodotte in centri diversi dell’Europa Occidentale e, in minima parte, del Vicino e Medio Oriente.

 

Borgognotta, Italia settentrionale, seconda metà XVI secolo.

Borgognotta, Italia settentrionale, seconda metà XVI secolo.

Vi sono armature intere, come due Massimiliane prodotte probabilmente nella Germania meridionale tra il 1515 e il 1530 e un’armatura da corazza prodotta nell’Italia Settentrionale all’inizio del XVII secolo. Vi sono alcune componenti di armature del XVI e del XVII secolo, come una serie di elmi (borgognotte aguzze e tonde, morioni aguzzi e tondi, taschetti, zuccotti, cappelli d’arme); elmetti (elmetti semplici, elmetto per il giuoco del ponte, elmetto alla savoiarda, elmetto alla viscontea, elmetto da cavallo); corazze (corazza alla unghera, corazza con bottoni, corazza decorata “alla pisana”); manopole da lancia, golette, gorgiere, guardaviso, paragenitali, giachi; brocchieri.

 

Schiavona, Veneto, prima metà XVII secolo.

Schiavona, Veneto, prima metà XVII secolo.

Tra le armi in asta vi sono numerose alabarde di varia tipologia del XVI-XVII secolo provenienti dall’Italia Settentrionale, dalla Germania e dalla Svizzera; brandistocchi, corsesche, falcioni, giavellotti, morgenstern, partigiane, picche, puntoni a piattello, quadrelloni, ronconi, sergentine, spiedi, tridenti. Le armi bianche manesche comprendono asce da fante, cinquedee, coltelli da caccia, daghe da duello, katar, schiavone, spade, spade alla vallona o Pappenheimer, spade da lanzichenecco o katzbalger, spadini, spadoni a due mani, spadoni a una mano e mezza, stili, strisce, tabar, palosci. Tra le armi da botta troviamo martelli d’arme, mazze d’arme, mazze cerimoniali, scuri di vario tipo. Tra le armi da getto vi sono balestre a martinetto, balestre a pallottole, archi e accessori vari.

Fiasca da polvere da sparo, Italia settentrionale, seconda metà XVI secolo.

Fiasca da polvere da sparo, Italia settentrionale, seconda metà XVI secolo.

Le armi da fuoco comprendono fucili, fucili da postazione, cannoni, colubrine e accessori, come le fiasche per la polvere da sparlo, i buttafuoco, i mascoli, modellini di cannoni, munizioni, stiletti da bombardiere.

Abbiamo anche protezioni per cavallo e accessori, quali frontali, selle e finimenti.

Un elemento fondamentale da mettere in evidenza risiede nel legame inscindibile tra forma e funzione di ogni arma, mentre le decorazioni a incisione, cesellatura, agemina o a sbalzo costituiscono l’aspetto estetico realizzato con gusto ornamentale comunicativo di un messaggio codificato.

Taschetto, Europa occidentale, XVII secolo.

Taschetto, Europa occidentale, XVII secolo.

Osservando ogni singolo pezzo, è stato possibile notare più interventi di restauro avvenuti nel tempo in momenti differenti e per motivi differenti che, seppure in via ipotetica, possono essere così sintetizzati: su alcuni morioni sono state individuate delle riparazioni avvenute verosimilmente in antichità per motivi funzionali necessarie per il loro utilizzo, testimoniate dalle toppe in acciaio forgiate dall’interno, saldate e tenute ferme con ribattini; in un secondo momento, probabilmente nel corso del XIX secolo, durante la composizione della collezione, devono essere stati rimpiazzati dei ribattini su alcune alabarde, aste e casse in legno; un altro intervento si nota in elmetti, ove i perni moderni permetto la mobilità delle visiere, probabilmente applicati due o tre decenni fa, come anche l’applicazione di grassi o oli protettivi su poche armi; un ultimo intervento è avvenuto pochi anni fa con una parziale pulizia e l’applicazione di fil di ferro per rimpiazzare dei ribattini andati perduti e necessari per la stabilità ad esempio di una borgognotta.

Buttafuoco, Europa centro-occidentale, XVI secolo.

Buttafuoco, Europa centro-occidentale, XVI secolo.

Dal punto di vista espositivo, la collezione appare ordinata in modo affascinante, anche se la collocazione dei singoli pezzi non rispetta i canoni tipologici, né criteri cronologici o geografici. Le troviamo sparse in tre sale: sala dei Cesari, sala di Ercole e nella sala delle Armature.

Nell’insieme, la collezione analizzata in questa sede risulta piuttosto eterogenea in quanto è composta di pezzi tra loro differenti nel tempo, nello spazio e nella tipologia, seppure vi siano pochi pezzi identici o simili tra loro come se fossero una piccola componente di un equipaggiamento di un esercito o di più eserciti simili, suggerendo la volontà di collezionare oggetti bellici di epoche differenti senza preferenze.
Non sembra esser stato applicato un criterio collezionistico legato ad un interesse specifico per una tipologia di armamento o per un’epoca o una zona geografica.

 

Striscia, Italia settentrionale, fine XVI secolo.

Striscia, Italia settentrionale, fine XVI secolo.

Spiedo da caccia, Italia (?), XVI secolo.

Spiedo da caccia, Italia (?), XVI secolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Martello d'arme, Italia, XV secolo.

Martello d’arme, Italia, XV secolo.

Mazza d'arme, Italia settentrionale o Germania, prima metà XVI secolo.

Mazza d’arme, Italia settentrionale o Germania, prima metà XVI secolo.

 

 

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA
Barberini, A.M. (a cura di)
2002 Belle e terribili. La collezione Odescalchi. Armi bianche e da fuoco, Roma: Palombi Editori.
2004 L’elmo lucente, dal XV al XIX secolo nella collezione Odescalchi, Roma: Gebart.
Blair, C. (a cura di)
1979 Enciclopedia ragionata delle armi. Armi bianche – da fuoco d’occidente e d’oriente, Milano: Arnoldo Mondadori Editore.
Carpegna di, N.
1968 Armi da fuoco della collezione Odescalchi, Roma: Edizioni Marte.
1969 Antiche armi dal sec. IX al XVIII già Collezione Odescalchi, Roma: De Luca Editore.
1976 Le armi Odescalchi, Roma: De Luca.

Autrice: Elena Felluca

ultima modifica: 25 dicembre 2013

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