Etruria Meridionale: Cupinoro. Discarica Comprensoriale/Area Archeologica

Si premette che è datata 17 novembre 1992 una comunicazione del soprintendente della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale Dr. Giovanni Scichilone nella quale veniva segnalata la presenza di testimonianze di epoca romana individuate durante i lavori di sbancamento per la costruzione della discarica nella località Cupinoro. All’epoca il soprintendente invitava a concordare un programma di tutela e/o di eventuale valorizzazione della medesima presenza al fine di non creare danneggiamenti alla struttura antica. Pochi anni dopo, in una lettera del 27 giugno 2000, la stessa soprintendenza, diretta dalla Dott. ssa Anna Maria Moretti, ribadì che l’area di Cupinoro è inserita nel PTPR, revisione dei precedenti PTP, ambito territoriale n. 3, come “area Archeologica”, ai sensi dell’art. 13, comma 2 della L.R. 24/98, quindi l’area è sottoposta a tutela.
Nel catalo del Museo Civio di Trevignano Romano (Trevignano Romano. Museo Civico e area archeologica. Tipografia La Piramide, Roma, 2002) è, inoltre, dichiarato che “A sud di Bracciano, nelle località di S. Giuliano, Fontanile dell’Aspro, Cupinoro, Macchia Muraccioli, il fenomeno della depredazione da parte di scavatori clandestini ha reso noto un settore di notevole interesse storico-archeologico”.

La località Cupinoro (Bracciano) si trova in un’area intermedia tra il lago di Bracciano ed il mar Tirreno ad una distanza di circa 7 Km, in linea d’aria, dall’area archeologica di Cervetri che comprende la necropoli della Banditaccia iscritta, insieme alla necropoli dei Monterozzi di Tarquinia, alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco.
Cupinoro è caratterizzata dalla presenza di un’enorme discarica che, in oltre venti anni di accumulo di rifiuti, ha raggiunto l’aspetto di una collina alta circa 70 m inserita, tra l’altro, in un’area vincolata proprietà dell’Università Agraria di Bracciano, in un contesto territoriale denominato Macchia del Comune.
Si vorrebbe sottoporre l’attenzione delle competenti Autorià sull’esistenza di vestigia dell’antichità visibili in superficie nelle immediate vicinanze della discarica, da una distanza di poche decine di metri a circa 1,5 Km. Da ciò si deduce l’interesse archeologico del sito in questione che andrebbe valutato anche in funzione dell’importanza e dell’interesse archeologico, storico, storico-artistico e paesaggistico dell’intera area circostante.
Sporadici ritrovamenti, scavi archeologici limitati, presunte depredazioni, scarse segnalazioni alle autorità, questa zona non è mai stata sottoposta ad una attività di ricerca territoriale archeologica e storica.
Le testimonianze più evidenti risalgono all’epoca etrusca e all’epoca romana, con scarse presenze medievali.

Intorno alla collina di immondizia, ad una distanza di poche centinaia di metri, sono visibili tombe di epoca etrusca scavate nella roccia tufacea, molte saccheggiate negli anni passati, alcune parzialmente distrutte da crolli delle strutture stesse.
Vi sono anche altre tipologie di strutture, come due ambienti scavati nella roccia di dubbia funzione: uno a pianta rettangolare, simile ad un corridoio chiuso; l’altro, più ampio, possiede una serie di grandi nicchie lungo le pareti. Essi si trovano all’interno di Monte Muracciolo, un’altura di roccia tufacea sormontata dai resti di una fortezza medievale, che sembra essere completamente scavata al suo interno: troviamo, infatti, tra le cavità artificiali, un cunicolo interpretabile come un acquedotto.
Nei dintorni, all’interno di un fosso, al ridosso delle pareti, notiamo i resti interpretabili come piloni di sostegno di un ponte. Nei pressi troviamo dei cunicoli di comunicazione probabilmente per convogliare le acque, ma non è possibile stabilire con sicurezza una datazione.
Un’altra testimonianza in prossimità è costituita da un impianto per la raccolta di acqua ricavato dalla parete di roccia all’interno di un fosso: si tratta di una sequenza di vasche che sembra raccogliessero l’acqua che fuoriusciva dalle pareti superiori.
Ma non solo: ad una distanza di circa 1,5 Km, nascosti nella boscaglia della Macchia del Comune, vi sono i resti di una struttura composta da blocchi di grosse dimensioni di roccia tufacea ben squadrati sulla sommità di uno sperone roccioso a pareti verticali, caratteristica probabilmente accentuata dalla mano dell’uomo.

Il fatto che una delle principali città etrusche, l’antica Caere, si trovi a poca distanza, fa supporre che l’intera area fosse sottoposta al suo controllo e che fosse occupata da insediamenti di varia natura collegati tra loro da assi viari di comunicazione.
Il territorio di Cerveteri ha restituito cospicue testimonianze a partire dalla tarda Età del bronzo e la prima Età del ferro, periodo in cui si registrano delle modifiche nell’assetto insediamentale: sembra, infatti, che si passò progressivamente da un territorio caratterizzato da una fitta rete di villaggi di piccole dimensioni, con necropoli distinte, a pochi centri posti su ampi rilievi naturalmente muniti in aree propizie e favorevoli per l’agricoltura e l’allevamento ove erano anche ampi boschi, fino a giungere al formarsi delle città. Accanto ad esse si svilupparono agglomerati sparsi di varia grandezza con peculiari funzioni abitative e produttive: nel caso di Cerveteri, vi sono, ad esempio, centri dediti allo sfruttamento dei giacimenti minerari dei Monti della Tolfa; oppure ai piedi dei colli ove c’era la possibilità di controllare i corsi d’acqua e sfruttarne le potenzialità; vi erano anche santurari pressochè isolati costruiti al di fuori dell’area urbana, come testimonia Monte Tosto sulla via di collegamento tra Caere e Pyrgi; o ancora insediamenti con funzione commericiale, come i tre porti di Alsium, Pyrgi, Punicum.
È noto che dal VII secolo a.C. la città di Caere crebbe di importanza e divenne un crocevia del Mediterraneo centrale, ma ebbe rapporti anche con l’entroterra (Monti della Tolfa e zona dei laghi vulcanici) come mostrano, ad esempio, i ritrovamenti presso Trevignano Romano.

Intorno alla discarica di Cupinoro vi sono resti di strutture di epoca romana, identificabili da resti murari e da reperti sparsi sulla superficie. A tal proposito si segnalano frammenti architettonici sparsi sulla superficie al ridosso di una Stazione di rifornimento carburante (via Settevene Palo) pertinenti ad un edificio probabilmente di epoca romana: si trovano frammenti di tegole, frammenti di marmo, frammenti di roccia tufacea e cubilia verosimilmente provenienti da muri in opera reticolata.
Dal IV secolo a.C. cominciò un periodo di crisi delle città etrusche culminato nella conquista da parte di Roma di Veio, Caere continuò a vivere mantenendo la sua autonomia fino alla sottomissione a Roma nel III secolo a.C.: allora le vie di comunicazioni vennero potenziate costruendo delle strade che sono giunte sino a noi, come la via Clodia nell’entroterra e l’Aurelia sulla costa. Gli stessi insediamenti etruschi vennero romanizzati.
Il modello della villa si sviluppò dopo la metà del II secolo a.C. a seguito dell’entrata in crisi di numerosi piccoli e medi insediamenti rurali medio-repubblicani. Le ville appartenevano a ricchi Romani o a notabili delle aristocrazie locali, i quali, a seguito del denaro e dei beni a loro disposizione dopo la conquista dell’oriente, nonché di specifici provvedimenti normativi, scelsero come destinazione privilegiata per i loro investimenti e la realizzazione delle loro delectationes le campagne. Si affermò così il modello classico di villa, caratterizzato dal collegamento con il centro urbano grazie alla prossimità a importanti vie di comunicazione.
Accanto alle ville vere e proprie esistevano altri edifici rurali, come le case coloniche, le ville ristrutturate, praetoria. Vi erano ville rustiche e ville con pars urbana e pars rustica composte da edifici di vario tipo.
Intorno al lago di Bracciano le tracce consistenti di una frequentazione di epoca romana si hanno soprattutto a Forum Clodii, centro abitato sviluppato probabilmente nel II secolo a.C. e sede della praefectura Claudia durante il periodo di Augusto; Vicarello, ove era un impianto termale. Un’importante testimonianza è data anche dall’acquedotto voluto dall’imperatore Traiano nel 109/110 d.C. per sopperire alle pessime condizioni idriche della decima quarta regione, ripristinato successivamente da Paolo V nei primi anni del XVII secolo. Inoltre, intorno al lago, vi sono numerosi resti di edifici di epoca romana tardo repubblicana e primo imperiale per la maggior parte interpretati come ville.
Cupinoro si trova tra la via Clodia e la via Aurelia: la prima, relativamente breve, ricalcava un tracciato etrusco preesistente, venne sfruttata principalmente per i traffici mercantili tra alcune delle principali città etrusche, essa lambiva la sponda sud-occidentale del lago di Bracciano, era fornita di diverticoli che collegavano i centri dell’Etruria meridionale e le principali arterie tra loro, quali la Cassia, nell’entroterra, e l’Aurelia che correva parallela sul litorale tirrenico toccando altri centri etruschi costieri.

Cupinoro è menzionata nei registri comunali di Bracciano del XVI secolo con riferimenti ad attività agricole piuttosto proficue. All’epoca l’intero terriotorio era riunito sotto il controllo della famiglia Orsini. Nel 1560 papa Pio IV accordò a Bracciano il titolo di ducato, nominando primo duca Paolo Giordano Orsini. Gli assoggettò Campagnano, Anguillara, Galera, Scrofano, Trevignano, Monterano, Cantalupo, Bardella, S. Gregorio, Saracinesco, l’Isola, Palo, Cerverteri, Vicovaro.
Negli anni Sessanta del Cinquecento troviamo Pio V alle prese con la progettazione di un sistema di difesa costiero dello Stato Pontificio consistente di torri di controllo: allora Torre Flavia e Palo rientravano nel Ducato di Bracciano.
Alla fine del XVII difficoltà economiche portarono gli Orsini a vendere le proprie terre, quindi il ducato venne frammentato e acquistato da varie famiglie nobili dell’epoca.

PROPOSTE E FINALITÀ
Purtroppo le indagini archeologiche e lo studio dei documenti storici hanno riguardato parzialmente solo alcuni centri, mentre la fascia intermedia ove è collocata la località di Cupinoro, a parte Caere, non è mai stata interessata da indagini sistematiche ed approfondite, ma non per mancanza di dati: non dobbiamo pensare ad un territorio vuoto dal momento che sono molte le segnalazioni di ritrovamenti casuali di frammenti di manufatti antichi di epoche diverse effettuati durante semplici lavori agricoli nei terreni circostanti a partire da Castel Giuliano e solo malamente o per nulla segnalati alle autorità.
È un territorio che meriterebbe una speciale tutela di conservazione volta ad evitare qualsiasi provvedimento dannoso per le vestigia del passato poco note ed ancora da scoprire.
Si invita la competente Soprintendenza a verificare la portata culturale della zona circostante Cupinoro sia in quanto area di interesse archeologico sia in quanto area intermedia tra due aree di notevole interesse archeologico, storico, storico-artistico, paesaggistico ed ambientale, quindi turistico.
La necessità di indagini e ricognizioni territoriali, con l’ausilio di tecniche moderne, è volta a localizzare testimonianze ancora sepolte sotto la terra (o sotto l’immondizia) ed a preservarle per quando sarà possibile efettuare studi sistematici dell’area volti a definire ed a chiarire la natura delle vestigia stesse.

Bracciano, 13 maggio 2014

Elena Felluca

Nota: relazione per l’Associazione Nazionale I Cittadini contro le mafie e la corruzione.

Video: Bracciano (RM), l’immondizia tra le antiche vestigia etrusche e romane

Cupinoro