L’età Romana sulle rive del lago Sabatino

Numerosi sono i resti di edifici intorno al lago, o sott’acqua in prossimità della riva, identificati come ville di età romana tardo-repubbicana o primo imperiale. Ma cosa si intende per villa?

Bracciano, località San Celso. Resti di una villa del I secolo a.C.

Bracciano, località San Celso. Resti di una villa di età tardo-repubblicana in uso anche in età primo-imperiale.

Il modello della villa si sviluppò dopo la metà del II secolo a.C. a seguito dell’entrata in crisi di numerosi piccoli e medi insediamenti rurali medio-repubblicani. Le ville appartenevano a ricchi Romani o a notabili delle aristocrazie locali, i quali, a seguito del denaro e dei beni a loro disposizione dopo la conquista dell’oriente, nonché di specifici provvedimenti normativi, scelsero come destinazione privilegiata per i loro investimenti e la realizzazione delle loro delectationes le campagne.  Si affermò così il modello classico di villa, caratterizzato dal collegamento con il centro urbano grazie alla prossimità a importanti vie di comunicazione.

Bracciano, località San Celso. Resti di una villa del I secolo a.C.

Bracciano, località San Celso. Resti di una villa di età tardo-repubblicana in uso anche in età primo-imperiale.

Accanto alle ville vere e proprie esistevano altri edifici rurali, come le case coloniche, le ville ristrutturate, praetoria. Vi erano ville rustiche e ville con pars urbana e pars rustica, quest’ultima divisibile a sua volta nella pars rustica e  pars fructuaria. La pars urbana era riservata al dominis, ai suoi ospiti e al liberto procurator posto al controllo del vilicus. Si articolava in edifici complessi con sale colonnate ed esedre con pinacoteche e biblioteche, appartamenti, peristilio, portico e torri. Circondavano la villa giardini signorili, generalmente in forma di ginnasi decorati da statue per l’ozio filosofico e poi anche dotati di viali o stadi per la corsa e altre attività fisiche, i cui percorsi di uno o due stadi erano spesso associati al bagno dove si concludeva la cura del corpo. La pars rustica riguardava le aree ove si svolgevano attività di agricoltura e di allevamento, nonché aree delimitate per gli animali selvatici; potevano far parte un’osteria, poche case coloniche, eventuali depositi temporanei di strumenti, capanne di pastori e, nella villa stessa, vi erano corti e stanze per gli schiavi e loro sorveglianti, le stanze del portiere, i magazzini vari, la cucina. La pars fructuaria si riferisce invece alla lavorazione e conservazione dei prodotti dei campi, ne facevano parte i locali per il vino e per l’olio e i granai.

Rimangono dei forti dubbi nelle interpretazioni dei resti archeologici di età romana individuati nei pressi del lago Sabatino, i dati attualmente a nostra disposizione dicono ben poco sulla reale funzione delle reminiscenze del passato, occorrerebbero indagini più approfondite, ma è verosimile lo sviluppo di questa tipologia insediamentale sulle sponde lacustri o nei pressi a partire dal II secolo a.C., proprio a seguito dell’assoggettamento del territorio a Roma.

Non sappiamo come fosse organizzatata l’intera area prima dell’ipotetico sviluppo delle ville, conosciamo ben poco: a Trevignano Romano sono state rinvenute necropoli dall’VIII secolo al V secolo a.C., ma non tracce di un abitato; a Bracciano, invece, è stato trovato un acquedotto etrusco.

Tracce consistenti di una Bracciano, un basolo dell’antica via silice strata perilacustrefrequentazione di epoca romana si hanno soprattutto a Forum Clodii, centro abitato sviluppato probabilmente nel II secolo a.C. e sede della praefectura Claudia duante il periodo di Augusto; Vicarello, ove era un impianto termale. Un’importante testimonianza è data anche dall’acquedotto voluto dall’imperatore Traiano nel 109/110 d.C. È ipotizzabile anche l’esistenza di una via silice strata perilacustre individuata solo a tratti e tramite basoli scalzati in epoche recenti.

La prima menzione nota di epoca romana del lago Sabatino risale a Strabone: Contribuiscono alla ricchezza della Tirrenia anche i laghi che sono grandi e numerosi; infatti sono navigabili e nutrono non solo molto pesce, ma anche uccelli acquatici; quantità di tifa, di papiro e di piumaggi pelosi di giunco sono trasportate attraverso i fiumi a Roma in quanto questi fiumi, usciti dai laghi, vanno poi a confluire nel Tevere. Uno dei laghi è il Cimino, un altro è quello di Volsinii, un altro quello di Clusium, un altro, il più vicino a Roma e al mare, è il Sabatino (Geografia, V,2,9).

Lucio Giunio Columella nel De Rustica ci fornisce informazioi riguardo alla pesca Giunge molto opportuno, mentre ci stiamo occupando di animali acquatici, trattare dei pesci. Penso in realtà che il guadagno che si può ottenere con essi non abbia proprio nulla a che vedere con il mestiere dell’agricoltore: che cosa ci può essere infatti di più disparato della terra solida e dell’acqua? Ma non voglio tralasciare questa trattazione, perché i nostri antichi hanno tenuto in onore l’allevamento dei pesci. Chiudevano in acqua dolce anche pesci di fiume, nutrivano il muggine e lo squalo con tutta la cura che ora si mette nell’allevare la murena e la spigola. Infatti l’antica discendenza campagnola di Romolo e di Numa aveva l’ambizione che la vita in campagna, paragonata con quella di città, non risultasse manchevole rispetto a nessun genere di ricchezze. E perciò, non soltanto popolavano le piscine che avevano costruito artificialmente, ma riempivano anche i laghi fatti da madre natura con le uova raccolte nel mare. Così il Velino, così il Sabatino, così anche il lago di Bolsena e il Cimino generarono spigole e orate e tutte le altre razze di pesci che tollerano l’acqua di lago. Poi l’età seguente abbandonò questa cura, e la splendidezza dei ricconi arrivò a chiudere il mare e a imprigionare lo stesso Nettuno… (De Rustica VIII, 16).

Tito Livio nella storia di Roma ci ricorda che, a seguito della vittoria di Camillo sui Volsci e la conquista dell´Agro Pontino, nel 387 a.C. si aggiunsero quattro tribù, la Stellatina, la Sabatina, la Tromentina e l’Arniese  (ab Urbe condita libri, libro VI).

Silio Italico tra i contingenti spediti dall’Etruria impegnati nella battaglia di Canne ci riferisce Quique tuos, Flavina focos , Sabatia quique Stagna tenent (Punica VIII).

Si hanno anche notizie relative alle fluttuazioni del livello delle acque del lago in età giulio-claudia che devono aver influito sull’assetto degli stanziamenti umani perilacustri. Si tratta di un frammento tratto dalle Epistulae del giurista Proculo, è il caso di Rutilia Polla: Lo stesso <Proculo>, nel libro undicesimo Delle epistole: Rutilia Polla comperò il lago di Anguillara Sabazia ed uno spazio di dieci piedi intorno al lago stesso. Dato che i dieci piedi, che allora <al momento della compravendita> accedevano <al lago>, sono andati a finire sotto l’acqua, perché il lago è cresciuto, pongo il quesito, se i successivi dieci piedi a partire da dove l’acqua finisce spettino di diritto a Rutilia Polla, sia stato venduto fin là dove si estendeva allora, ed <egualmente> i dieci piedi intorno al lago stesso quali esistevano allora; né, in base alla circostanza che il livello del lago è successivamente cresciuto, <la compratrice> deve possedere il lago in modo più esteso di quanto ha comperato.

Per ora non abbiamo molte testimonianze relative alla successiva età tardo-imperiale e, soprattutto, cosa successe a seguito dei devastanti Sacchi di Roma del V secolo? Roma subì pesanti distruzioni, perse a sua identità, venne svuotata della sua popolazione, ma in parte conservò lo splendore della Roma dei Cesari. L’autorità imperiale si dissolse, diminuirono le entrate fiscali poiché i territori dell’impero furono occupati dai barbari invasori, venne anche meno la disponibilità dei privati, l’aristocrazia senatoria cominciò ad impoverirsi. Alcune domus ed edifici termali vennero abbandonate e interrate o ridotte ad altri usi, come stalle. Inoltre Roma venne trasformata in una città cristina con la costruzione di chiese e luoghi di culto. Quindi, ad una fase di salvaguardia dell’integrità e conservazione dei monumenti romani seguì un lungo periodo di spoliazione trasformando gli antichi edifici in cave. Una situazione simile potrebbe essere proiettata in via ipotetica nelle zone limitrofe un tempo floride, anche considerando che le ville individuate dovevano appartenere alla stessa aristocrazia caduta in disgrazia: i loro possedimenti devono aver subito abbandoni, utilizzi mediocri fin poi a divenire cave di materiali edili. Da lì, nella memoria collettiva, il ricordo di insediamenti si è annebbiato fino a scomparire nel tempo lasciando solo labili tracce materiali.

RIFERIMENTI e bibliografia relativa:
Carandini, A.
1999 La villa romana e la piantagione schiavistica, in Giardina, A. – Schiavone, S. (edd.) Storia di Roma, pp. 775-804. Torino.
Cordiano, G. et al.,
2007 Sabatia Stagna. Insediamenti perilacustri ad Anguillara e dintorni in età romana, Pisa.
Roberto, U.
2012 Roma Capta. Il Sacco della città dai Galli ai Lanzichenecchi, Bari.

Autrice: Elena Felluca

ultima modifica: 2 febbraio 2014

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